George R.R. Martin, il papà de Il Trono di Spade denuncia OpenAi: svolta storica per l’IA

George R.R. Martin è solo l’ultimo dei nomi celebri che hanno deciso di muovere guerra all’intelligenza artificiale: ormai la situazione è sempre più tesa.

La polemica in merito a tutte le nuove forme di intelligenza artificiale non accenna a placarsi e sembra continuamente alimentata da nuove notizie. I primi a denunciare l’illegalità delle AI erano stati gli artisti digitali, che si erano ribellati all’utilizzo delle loro creazioni per addestrare i software di intelligenza artificiale per la produzione di immagini.

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Lo scrittore George Martin – Fonte Instagram @notigeek1 – mediaat.it

L’intelligenza artificiale che genera immagini e contenuti testuali funziona essenzialmente allo stesso modo: viene “educata” attraverso l’analisi di milioni di immagini prodotte da creatori umani. A partire da quelle immagini che vanno a formare il suo database di apprendimento, software come Midjourney riescono a creare immagini apparentemente originali me che in realtà non sono altro che la sofisticata ricombinazione di immagini create da altri, con leggere modifiche apportate dall’AI.

I software che anziché immagini producono testi vanno ovviamente “educate” attraverso l’inserimento di un vasto database di testi scritti da umani. Normalmente, allo scopo di non violare alcuna regola di copyright, chi sviluppa le A.I. utilizza testi non più protetti da diritti d’autore e che si trovano disponibili in rete. Proprio questo ha generato un gigantesco problema.

L’A.I. ruba agli scrittori, gli autori sul piede di guerra

Per “addestrare” ChatGPT e DALL-E (il primo software crea testi, il secondo immagini) gli sviluppatori hanno attinto a piene mani da database di testi che, però, non erano tutti disponibili legalmente.

chat gpt furto diritto d'autore
ChatGPT ha “rubato” anche i libri del Trono di Spade – mediaat.it

Alcuni di questi testi, appartenenti ad autori conosciuti a livello mondiale, erano stati infatti piratati e immessi in rete in maniera illegale. Riuscendo ad attingere anche a database pirata, i software hanno quindi “imparato” anche da testi che attualmente sono protetti da copyright e i cui autori sono ancora viventi.

Questo ovviamente ha scatenato la controffensiva legale di una prestigiosa associazione di autori, la Author Guild, oltre ad altri 17 scrittori che, indipendentemente dall’associazione, hanno deciso di unirsi alla battaglia.

L’obiettivo è far sì che le AI non vengano addestrate ma più utilizzando in maniera illegale i testi di autori viventi. Si potrebbe pensare che gli sviluppatori di AI potrebbero semplicemente acquistare legalmente una copia dei testi in questione e utilizzarla per sviluppare il software, ma le cose non sono così semplici. Nessun autore venderebbe mai il proprio lavoro ad aziende che lo userebbero per sostituire gli autori del futuro (e anche quelli del presente) con sofisticati programmi informatici.

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